rigoletto_logoNe vengo da un Rigoletto SPETTACOLARE alla Royal Opera House a Londra. Prima di tutto la regia. Dopo decine e decine di regie d’opera o insulse o fuori di testa (o entrambe le cose, tipo le ultime Nozze di Figaro a Stoccolma ambientate in un hotel negli anni 30), finalmente una regia con un’idea!! Poi uno può anche non essere d’accordo sull’idea, ma c’era un’idea, che ora provo a spiegare. Il Rigoletto che di solito viene rappresentato è un disgraziato, che però è nobile dentro. Prima scena: Rigoletto è un dissoluto senza morale né valori. Poi c’è il monologo Pari siamo, in cui esprime cose un po’ più profonde, e poi incontra la figlia e si trasforma nel padre amorevole e nobile. Perché questa è l’interpretazione classica: Rigoletto in realtà è nobile dentro, si sente chiaramente dalla musica che Verdi ha scritto per lui. Questa regia invece ci dice che non è vero niente. Rigoletto non è nobile dentro manco per niente, è veramente un mostro, un demonio, un’anima nera, vile e scellerato, solo che vuole bene alla sua bambina, ma un po’ come un topo di fogna vuole bene ai suoi piccoli. Il monologo “pari siamo” diventa quasi un tentativo di scusarsi, “è colpa vostra se sono cattivo!”, un po’ come quelli che massacrano le ex-mogli e dicono che è colpa loro che li hanno lasciati. L’amore per sua figlia è vero e puro, si sente dalla musica, ma non lo nobilita, non lo solleva dalla fogna in cui si rotola volontariamente.

Quindi. La prima scena è un’orgia vera e propria, di una volgarità sconcertante, puppe di fuori, amplessi mimati in scena, la figlia di Monterone trascinata in scena nuda che cerca disperatamente di coprirsi con una stoffa, e viene strapazzata e semi-violentata. Un misto tra un’orgia antico-romana e un festino sado-maso, un sacco di vestiti di pelle nera. Una scena violentissima, ma secondo me molto indovinata. Rigoletto è assolutamente mostruoso, si muove male sulle gambe, si appoggia a due bastoni per avanzare, il cappello da buffone diventa una sorta di elmetto chiodato (che appunto richama il sado-maso), il trucco è grottesco, i capelli scarmigliati, radi, lunghi e grigi, un essere assolutamente rivoltante. E continua a essere rivoltante anche dopo, quando incontra la figlia, e più avanti in “Piangi fanciulla”. Non si redime mai, l’amore per la figlia è vero, ma non lo redime.

Come interpreta Dmitri Hvorostovskij tutto ciò? Da grandissimo professionista. Fa l’unica cosa che si può fare: recita come un diavolo, e canta come un angelo. Hvoro ha una voce di una morbidezza, di un velluto spettacolari (anche troppo, se devo dire la verità, in “sì vendetta” mancava un po’ di cattiveria), e, nonostante questa regia che lo porta a muoversi in scena come un mostro, a fare versi disgustosi, espressioni demoniache, l’emissione vocale è sempre perfetta, e la tenerezza che la sua voce esprime nei punti commoventi è in tale attrito con la sua recitazione che l’effetto è intensissimo. Non cede mai al kitch, non singhiozza, non ridacchia, o meglio, singhiozza e ridacchia, ma non mentre canta! Quando canta è Verdi puro. Cura maniacale anche nei micro-recitativi, mai una nota buttata là. Lacrime agli occhi a “non morir mio tesoro pietade”, una dolcezza e uno strazio infiniti, mi ha colpito allo stomaco neanche non sapessi che arrivava (di solito i baritoni in quel punto lì berciano, non ho mai capito perché).

Il tenore era un coreano di nome Wookyoung Kim (o qualcosa di molto simile) e il prossimo che mi parla male dei cantanti coreani sparo. È bravissimo!! Una tecnica miracolosa, e un timbro che io ho trovato molto bello. Un po’ leggerino come tenore, ma nel rigoletto ci sta. Grande interpretazione oltretutto, anche qui, innovativa. Nel duetto d’amore È il sol dell’anima, di solito i tenori sparano cannonate. Il Duca di Mantova è un arrogante stra-sicuro di sé, e quindi canta col vocione e travolge la pora Gilda, che appunto si lascia trascinare e lo ama. Questo no. Questo la seduce. Una delicatezza, un raggiro, uno sciorinare tutte le sue armi più sottili. Non la travolge mai. Mi è piaciuto abbestia. Bisognerebbe fargli un corso di consonanti, in particolare la C e la G dura, che si perdevano in continuazione, ma per essere un coreano pronunciava anche troppo bene.

Gilda era Patrizia Ciofi, che conosciamo bene, ha sempre avuto gli acuti un po’ stridenti e continua ad averceli. Per carità, avercene eh, ma secondo me un po’ più routinaria degli altri due.

Mi sono divertita tantissimo, e consiglio Hvorostovskij a chiunque. Oltretutto è bellissimo, anche se stasera non si vedeva 🙂

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