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Doppia recensione oggi, perchè lunedi’ (ieri sera) sono andata a vedere La forza del destino a Monaco (sto esagerando, lo so).

Jonas Kaufmann e Anja Harteros! La Harteros si è confermata la migliore cantante verdiana esistente, ha una voce che si allarga come una mongolfiera e poi si rovescia sul teatro con una cascata di miele. Ha tutto: legato perfetto, acuti autorevoli, timbro scuro, spessore emotivo, dettagli nei recitativi, sa stare in scena, è bella e carismatica, quando le trovo un difetto ve lo dico. Ah si’, è troppo alta per Kaufmann, ma questo lo metterei nella lista dei difetti di Kaufmann, piu’ che nei suoi.

Kaufmann ha una voce strana. Capisco benissimo chi non ne resta convinto, chi lo sente troppo baritonale e cupo, ma secondo me la sua voce scura dona ai personaggi uno spessore emomtivo che nei tenori piu’ tradizionali a volte manca. E poi, quando una voce cosi’ scura e grossa si alza, e si gonfia in uno dei suoi acuti fenomenali, pieni, mai sguaiati o nasali, è un’impresa, è come vedere un sollevatore di pesi che fa una piroetta sulle punte, è come veder combattere Mohammed Ali. La potenza e l’eleganza.

L’avevo sentito nel Don Carlo e la voce non mi era parsa abbastanza potente, anche se avevo avuto sentore che fosse più l’interpretazione di un Carlo debole e confuso, che un difetto della voce. Ieri sera ha spaccato tutto. Un vocione! Va sentito, gente, va sentito.

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La messa in scena era pressoché demenziale. Non delle peggiori che abbia visto, ma insomma, La forza del destino ha una trama assurda, ma profondamente settecentesca, chi è che ai giorni nostri si fa frate per sfuggire alle proprie sventure, va a fare l’eremita, cioè non ci sta proprio. E invece (chevvelodicoaffà) abiti moderni.

L’osteria del second’atto trasformata in una sorta World Trade Center subito dopo l’attacco.  il rifugio di Leonora eremita fatto da una montagna di croci ammassate una sopra l’altra, un delirio. La regia stessa, pero’ abbastanza “normale”, perlomeno i cantanti si muovevano e recitavano in maniera ragionevole.

Photo 2: Ensemble and Chorus

Preziosilla era un’imbarazzante Nadia Krasteva, una bulgara con voce slava (ma va’?) e schizofrenica (la voce, non lei): una voce di petto sguaiata e non supportata, e una voce di testa metallicissimma e intubata, le due collegate non da un passaggio degno di questo nome, ma piuttosto da un alto dirupo sconnesso sul quale la Nostra rotolava giu’, o si arrampicava con fatica, a seconda. Le ho urlato BUUUU, con costernazione dei teutonici a me d’attorno.

Lo stesso cantante, Vitalij Kowaljow, interpretava sia il marchese di Calatrava, padre di Leonora, ucciso da Alvaro, sia il Padre Guardiano, capo del convento in cui chiedono asilo i nostri eroi. La cosa è abbastanza normale (che un cantante faccia due ruoli dico), non è invece normale che interpreti i due ruoli con lo stesso vestito. Capisco l’intenzione (Leonora perde il padre, e ritrova una figura paterna nel Padre Guardiano blah blah) pero’ insomma, faceva ridere. Vocalmente mi è piaciuto tantissimo: un bel timbro, bella tecnica.

Don Carlo di Vargas, fratello di Leonora, che insegue i due amanti per vendicare la morte del padre, era Simone Piazzola. Mah. Non mi ha convinto moltissimo, ma non saprei dirvi perché. Forse semplicemente manca di carisma, perché la voce non era male, a pensarci.

Menzione speciale per Ambrogio Maestri, che nel ruolo comico di Fra Melitone ha veramente trascinato il pubblico. È uno specialista in Falstaff (ha il physique du role, tra l’altro) e una voce perfetta per il basso/baritono buffo.

L’orchestra di Monaco, che spesso mi aveva lasciato perplessa (li trovavo freddi) mi ha invece convinto molto ieri sera. Non so se è merito del Maestro Asher Fisch, allievo di Barenboim, o se è che Verdi lo fanno meglio di Rossini, ma il suono ieri sera era veramente notevole, con dettagli bellissimi, in particolare nell’ouverture.

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